Lavoro, 150mila operai appesi a un filo

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Di Andrea Bonzi

E’ una definizione ormai abusata, ma quello che attende i sindacati in questo 2014 in cui la crisi non accenna a finire è un autunno caldo, caldissimo. Le vertenze aperte al ministero dello Sviluppo economico sono152, e segnano il futuro di circa 150mila lavoratori. Dei tavoli di crisi, la maggioranza (81) riguarda aziende collocate al nord, mentre 23 sono quelle che coinvolgono società presenti con più sedi sparse sul territorio nazionale. Il settore più sofferente è quello dell’automotive, con 17 tavoli, seguito dal comparto chimico (16) , da quello delle telecomunicazioni (12), del tessile e dell’elettronica (10 per entrambi).

IL NODO DI AST TERNI
Si riparte giovedì, con una giornata particolarmente intensa. Sul tavolo della ministra Federica Guidi, infatti, ci saranno i dossier su Alcatel, Ast Terni e Alcoa. Nel primo caso, si tratta di una cessione di ramo d’azienda: 256 lavoratori passeranno dell’Alcatel Lucent, a Vimercate (Monza-Brianza) alla start up S.M. Optics srl (per l’85% di Siae Microelettronica). Molto più complessa la situazione di Ast Terni, acciaierie di proprietà della Thyssenkrupp. L’attività del sito produttivo è ripresa il 25 agosto scorso, ma il clima è teso, in quanto la multinazionale tedesca ha deciso un piano di ristrutturazione che prevede almeno 550 esuberi (su 2.800 dipendenti diretti). Per Claudio Cipolla, segretario Fiom di Terni, infatti, l’impatto potrebbe essere molto più doloroso: “Il piano della Thyssen per noi è irricevibile. Con il dimezzamento dei volumi, infatti, si decreta in sostanza la fine della produzione di acciaio inossidabile in Italia, che è il secondo utilizzatore” di questo metallo.

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fonte: l’Unità on-line