Ma il Paese ha bisogno di lavoro, non di carri armati.
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Di che si tratta? L’ultima legge di bilancio (al comma 140) stabiliva un piano di investimenti (46 miliardi) da qui al 2032 su vari assi: trasporti, ricerca, periferie, difesa del suolo, lotta al dissesto idrogeologico, edilizia scolastica, bonifiche, informatizzazione dell’amministrazione giudiziaria, etc. Di difesa e armi non si parlava nella legge di bilancio, anche se tra le priorità venivano citate le “attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni”, che vuol dire tutto e niente.
Nella tabella del decreto in distribuzione scopriamo che 9.988.550.001 (in pratica 10 miliardi, il 22% del totale) saranno destinati al ministero della difesa. Ma le spese militari non erano inserite tra le priorità del comma 140 della legge di bilancio. Per cosa serviranno questi 10 miliardi? Come ricorda Milex saranno usati per circa la metà dell’importo (5,3 miliardi) per produrre carri da combattimento Freccia e Centauro 2, le fregate Fremm, gli elicotteri da attacco Mangusta e tanto altro ancora.
Soldi che serviranno a realizzare (ben 2,6 miliardi) anche il “Pentagono de noantri” (un mega centro servizi e comandi) nel quartiere periferico di Centocelle, a Roma. L’aspetto ridicolo e paradossale è che questa spesa di 2,6 miliardi per il Pentagono nostrano viene inserita sotto il titolo del paragrafo del decreto: “edilizia pubblica, compresa quella scolastica”. Scolastica?
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fonte: Huffington Post