7 ottobre 1948 – Quattro ruote sotto un ombrello, nasce la Citroën 2Cv
Il 7 ottobre 1948 la Citroën 2 Cv viene presentata per la prima volta al Presidente della Repubblica Francese. “Quatre rues sous un parapluie”, quattro ruote sotto un ombrello, così nella casa d’oltralpe avevano definito negli anni Trenta l’idea di un’utilitaria ridotta all’essenziale per quel che riguarda gli accessori, ma robusta, capiente ed economica. Nel 1935, l’anno della scomparsa di André Citroën, il fondatore della casa automobilistica tocca a Pierre Boulanger dettare le caratteristiche di un’auto destinata a favorire una rapida motorizzazione di massa della Francia. Il suo nome provvisorio era TPV, acronimo di Toute Petite Voiture (Vettura piccola in tutto), e le linee progettuali dovevano garantire due posti a sedere, una capacità di carico tale da consentire il trasposto di 50 kg. di patate o una damigiana di vino, una struttura robusta per poter percorrere le strade sterrate del tempo, grande facilità di guida, economicità nei consumi (non più di tre litri ogni cento chilometri) e una velocità massima di almeno sessanta chilometri orari. La TPV è pronta per il pubblico nel 1939 in occasione del Salone dell’Automobile francese di quell’anno, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale sembra spegnere per sempre il sogno di Boulanger. La TPV resta un segreto ben custodito dallo staff della Citroën fino al 7 ottobre 1948 quando la 2 Cv viene presentata per la prima volta al Presidente della Repubblica Francese. Il modello è praticamente lo stesso ideato nel 1935 dallo stesso Boulanger, nel frattempo divenuto amministratore delegato della Citroën e realizzato dall’ingegnere meccanico André Lefevre su una carrozzeria dello stilista meccanico Flaminio Bertoni che la leggenda vuole sia stata disegnata in una sola notte. Rispetto al progetto della TPV i cambiamenti sono modesti ma sostanziali. Il raffreddamento ad aria viene preferito all’originario radiatore ad acqua, mentre le strutture della carrozzeria sono in acciaio e non in una mescola di magnesio e alluminio. Per la verità ci sono anche due tergicristalli invece di uno e un cambio a quattro marce invece di tre, ma questi piccoli cambiamenti sono una sorta di aggiornamento tecnico di un progetto che ha avuto origine più di dieci anni prima. In quel Salone diventa realtà il sogno di un’auto capace di affascinare milioni di uomini e donne in tutto il mondo con il disegno buffo della sua carrozzeria, la sua economicità e la sua praticità. Al suo primo apparire la 2 Cv non viene accolta con grande entusiasmo dalla stampa specializzata e dai critici. In molti ne criticano la linea, giudicata un po’ azzardata e goffa, e lo scarto apparentemente eccessivo tra le grandi dimensioni della carrozzeria e la piccola cilindrata del motore. Non mancano i burloni dediti a inventare storie inventate di sana pianta, come quella che la lamiera ondulata utilizzata per rendere più forte la grande carrozzeria era stata recuperata dalla rottamazione delle saracinesche dei negozi francesi danneggiate dalle vicende belliche. Questi atteggiamenti, però, non durano a lungo. Bastano alcune prove su strada per far cessare ironie e motteggi. I giudizi superficiali si tramutano in consensi e in pochi mesi le prenotazioni della vettura salgono vertiginosamente. Nel 1951, tre anni dopo la sua prima presentazione, chi vuole acquistare una 2 Cv deve rassegnarsi a un tempo di consegna non inferiore ai diciotto mesi. Senza cambiare mai forma esteriore se non in qualche dettaglio non sostanziale, la vettura ideata nel lontano 1935 attraverserà da protagonista più di quarant’anni di storia e la sua produzione cesserà definitivamente soltanto nel 1990.
Pubblicato da Gianni Lucini in Rock e Martello
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